l primo giorno di pioggia. Ora che si avvicinava la mèta, cominciavo a credere che non avremmo mai trovato la pioggia. Invece no. Quella mattina pioveva fitto fitto. Come una fastidiosa carezza che sembra penetrarti l’anima, oltre che a formare una coltre apparentemente insormontabile. E poi il freddo. Ma soprattutto era ancora buio.
Camminavo accanto a Sara. E, partiti da meno di 10 minuti, al primo bivio avevamo già perso di vista ogni segnalazione. Abbiamo imboccato una via “a naso”, cioè “a caso”. Nel buio mi fermo per stringere il laccio della scarpa. Sara continua a camminare parlando con me, fino a quando si accorge della mia assenza. Mi chiama. Poi a voce ancora più alta. Non sono lontano, ma a causa del buio non mi vede. Io sorrido, e poi esco allo scoperto, mi faccio sentire.
Quella mattina, quando il sole era ormai alto, Sara ancora al mio fianco, mi sono accorto di quanto fosse necessaria la luce. Senza luce ogni rumore (e ogni silenzio) alimenta la paura; senza luce la strada si smarrisce; senza luce si rischia di perdersi nelle illusioni. La luce non fa rumore e sembra immobile. Eppure è così necessaria!
Come luce Gesù ama pensare alla sua comunità, alla Chiesa, alla “compagnia” dei santi: “Voi siete la luce del mondo”. E il mondo cambia quando è illuminato, e riscaldato, dalla luce nuova.
La luce nuova di coloro che sanno innanzitutto ascoltare e ascoltarsi, poiché chiamati e salvati da una Parola più grande. Attenti, discreti, pazienti. Invece del rumore e dell’egocentrismo la purezza del silenzio e la ricchezza dell’ascolto reciproco.
La luce nuova di chi sa vivere la prossimità e la condivisione abitualmente, ogni giorno, nella discrezione e nella ferialità. Senza unirsi al coro di chi giudica e condanna, ritenendosi migliore; esercitandosi nello spezzare lo stesso pane, nel percorrere le stesse strade, nell’attraversare la stessa storia. Affermare la “differenza” rispetto al mondo, ma senza cercare la “separazione” dal mondo.
La luce nuova di chi si lascia coinvolgere dalle domande degli uomini con amorevolezza e umiltà, senza approntare risposte scontate, ma indirizzando alle domande autentiche sul senso pieno e sulla felicità vera.
Questa luce non può rimanere nascosta: deve risplendere come una città che sta sopra un monte nella notte, deve brillare come lampade posta sul candelabro, per fare luce a tutti quelli che sono nella casa. Risplende nel sorriso di coloro che scelgono il Vangelo come regola di vita. Risplende negli occhi di coloro che riconoscono Gesù come compagno di strada. Risplende nel volto di coloro che accolgono l’Amore come criterio unico di discernimento.
E la comunità cristiana si rende visibile, diventa riferimento per tutti, non secondo le regole mediocri dell’apparenza, dell’agitazione e del rumore, ma nell’imitazione del suo Sposo e Signore, nell’assumere i Suoi stessi sentimenti, nell’operare scelte secondo il Suo cuore.
“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.