La pienezza del tempo

La pienezza del tempo

Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.

I cristiani hanno un rapporto speciale con il tempo, per l’eredità ricevuta dal popolo di Israele. Un popolo di nomadi, infatti, non possiede la terra e non ha stabile dimora, per cui non può neppure avere “luoghi sacri” in cui rendere culto a Dio. Allora scoprono un altro modo e sperimentano un altro culto. Il modo in cui Dio si manifesta e si fa presente è proprio il tempo. E il vero culto, la vita.

Ecco perché i cristiani non devono cercare dei “luoghi sacri” per incontrare il Signore. E nulla è profano di quanto esiste. Perché Egli abita il nostro tempo.

Non abbiamo bisogno di portafortuna e talismani, poiché Egli benedice il nostro tempo. Neppure prestiamo ascolto ad oroscopi e predizioni, poiché la Parola di Dio, si è fatta carne e ha reso il tempo “pieno”. E non abbiamo più bisogno di altro. Se non ringraziare e chiedere perdono. Ringraziare e chiedere perdono, al compimento di questo anno, con lo sguardo verso il cammino che ancora dobbiamo percorrere.

Il nostro tempo non è un inesorabile scorrere di attimi e un cammino verso la fine, ma il luogo in cui Dio viene a incontrarci e a salvarci; il cammino verso la Casa, la Liberazione, la Felicità.

I pastori del presepe sono i primi discepoli della Gratitudine e della Misericordia. I loro gesti sono: andare, vedere, trovare, riferire, tornare. Sono anche azioni normali. Ma nel racconto evangelico tutto questo movimento ha al centro Gesù, e tutto diventa “pienezza”. Altrimenti sarebbe un vorticoso e inconcludente agitarsi.

Anche la vita dei cristiani, della Chiesa, quando non ha al centro Gesù e il Vangelo, non va da nessuna parte; non vede più segni di speranza; non trova Pace; non riesce a testimoniare la fede; e si perde. Eppure si dà tanto da fare, perdendo il tempo, le energie, la salvezza.

L’augurio più bello che posso farvi, allora, è questo: di non avere paura e neppure vergogna di uscire dagli stazzi dell’abitudine e del fallimento, di andare con entusiasmo verso la Novità che si nasconde dentro questa nostra storia; e di trovare Dio, Misericordia e Pace, Bambino adagiato nella mangiatoia.

 

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