In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Luca 3,15-16.21-22)
Poiché non voleva essere maleducata ma neppure perdere tempo a produrre una risposta. Oppure perché dovessi passare la notte a domandarmene il senso. Mi ha liquidato: «Parla dell’Amore».
Ma come si fa a parlare dell’Amore? L’Amore è un’esperienza. Non teoria. Non lo si classifica. Perché senso e misura delle nostre giornate. E allora che dico? Se quella rispondesse sempre, le chiederei: ma tu cosa intendi per Amore? Oggi troppe esperienze si confondono con l’Amore. Spesso sento descrivere come “fare l’amore” soltanto una tecnica avanzata di masturbazione simultanea, in cui si cerca attraverso l’altro esclusivamente il proprio piacere. Non solo sessuale. Una specie di casa delle bambole, dove non manca nulla. Ma non c’è vita.
La mia fede mi ha rivelato che l’Amore è una persona da accogliere e non una cosa che si fa. Fondamento e senso dell’esistenza e non surrogato sentimentale. L’Amore, ho scoperto, ê Dio. E oggi si descrive così, nella festa del Battesimo a Gesù sul fiume Giordano, rivelandoci contenuto e forma dell’Amore.
Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore. (Isaia 61,1-2)
L’Amore è la bella notizia data ai poveri, a coloro che nessuno vede e accoglie. L’Amore è cercare l’altro e non stare ad aspettare che arrivi. L’Amore è la guarigione di ogni ferita attraverso la tenerezza e il perdono. L’Amore è liberare me stesso e l’altro, da ogni pretesa e pregiudizio, da ogni egoismo ed egocentrismo, da ogni idolatria e mercificazione. L’Amore è un cammino e non un atto isolato. L’esaltazione di tutto ciò che è umano e non la riduzione miope a un coito. L’emersione del desiderio senza la pretesa che qualcuno lo assecondi. La rinuncia di sé per trovare finalmente tutto. Ed essere felici!
La forma, la modalità storica, è quella della prossimità, scelta da Gesù all’inizio della sua missione. Stare in mezzo a noi. Disposto a perdere tutto ma rimanendo se stesso. Fuori da ogni categoria per non escludere nessuno. In silenzio, nascosto, sempre in ascolto, servo. Prima che Maestro. A costo di non essere riconosciuto fino alla derisione.
Ora quella esclamerà: «Seeeee». E io rimango in silenzio. Non senza parole. Con la speranza fondata che le comunità cristiane e i singoli credenti, diventino cassa di risonanza vitale. Di questo Amore.