La Pace, che costituisce il contenuto di ogni augurio natalizio non è l’assenza di guerre. Sarebbe troppo facile per noi che con le guerre non abbiamo nulla a che fare. E sarebbe troppo comodo, calato nelle nostra quotidianità, risolvere tutto col dire “sto in pace con tutti”. Presupponendo che abbiamo fatto di tutto affinché anche gli altri stiano in pace con noi.
La Pace di cui parliamo oggi non è assenza di guerre, appunto, di malattie, di fame, di povertà. Ma pienezza. Cioè non solo cose e azioni da evitare, quanto occasioni da far fiorire in pienezza.
Le relazioni vissute secondo la logica dell’Amore, l’economia secondo la logica della gratuità, la condivisione alla base del benessere sociale, il dono di sé invece dell’egoismo, la speranza contro le lamentele, il perdono invece del rancore, il coraggio che vince ogni paura. Un modo nuovo e diverso di guardare il mondo, gli altri e persino Dio. La possibilità di essere felici oggi.
Ecco perché questo annuncio di pace è così atteso da essere rivestito di bellezza.
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce, una Parola che non promette più, ma finalmente realizza. Un’esultanza per aver visto e non solo per aver sentito dire. Canti gioiosi per una consolazione già ricevuta. Mentre siamo solleticati dall’ennesima lista di buoni propositi contenuti nell’agenda di questo o quell’altro politico. Noi oggi celebriamo e contempliamo la bellezza e la potenza dell’agire di Dio nella storia.
Ecco, fratelli e sorelle, la bella notizia: Il Verbo di Dio, cioè la suo Essere Amore, non sta sulle nuvole, ma sta in mezzo a noi, ci riguarda, si è compromesso con la nostra storia. E noi siamo rigenerati alla Vita.
Rimane il pericolo di essere ugualmente schiacciati dalla tristezza e dai segni di morte, a causa della nostra distrazione e della nostra sonnolenza. Tentati di cercare sempre altre luci e percorrere altre strade. Luci artificiali e strade interrotte. La tentazione di credere a coloro che promettono senza mai realizzare nulla. A coloro che ci accontentano, senza però toccare realmente e benedire la nostra esistenza.
Ecco la bella notizia. I nostri desideri più belli e veri si sono incontrati con i desideri di Dio. Nella storia. Nella carne. Nella quotidianità. Là dove ci troviamo e così come siamo. Nella carne di un Bambino, perché nessuno più abbia paura di Dio e della sua Parola.
Tocca a noi spegnere tutto, se necessario, e farci guidare dall’unica luce vera. Ora tocca a noi. Dipende dalla scelta di essere nella luce o di rimanere nelle tenebre. Dalla nostra volontà di guardare il mondo secondo questa logica nuova. Dal nostro desiderio di essere persone vere, felici e belle. Dalla nostra libertà di essere figli e non più schiavi. Di voler una felicità che dipende dalla sua Presenza e non dal capriccio delle persone e delle circostanze.
I pastori si affrettavano. Una santa curiosità e una santa gioia li spingevano. Tra noi forse accade molto raramente che ci affrettiamo per le cose di Dio. Oggi Dio non fa parte delle realtà urgenti. Le cose di Dio, così pensiamo e diciamo, possono aspettare. Eppure Egli è la realtà più importante, l’Unico che, in ultima analisi, è veramente importante. Perché non dovremmo essere presi anche noi dalla curiosità di vedere più da vicino e di conoscere ciò che Dio ci ha detto? Preghiamolo affinché la santa curiosità e la santa gioia dei pastori tocchino in quest’ora anche noi, e andiamo quindi con gioia di là, a Betlemme – verso il Signore che anche oggi viene nuovamente verso di noi. Amen. (Benedetto XVI, omelia della notte di Natale 2012)