In parrocchia il parroco mi dice, mi chiede, mi invita: arriviamo a questo battesimo o cresima, prima comunione o matrimonio, facciamo da padrino e madrina. Tanto non mi interessa nulla. Dio non mi serve! Il prete neanche. Verrebbe quasi da chiedere quel famoso fuoco dal cielo, che consumi tutti in una vampa. Lo chiesero anche gli Apostoli sperimentando i primi “fallimenti pastorali”. Irritati, appunto, dall’indifferenza. Ma Gesù non volle. E neppure vorrebbe oggi.
E a pensarci bene neanche io vorrei una impietosa piaga sull’indifferenza del mondo. Poiché, indifferenti, sovente, siamo anche noi credenti. Me compreso! Indifferente: alla Parola, ai segni dei tempi, ai poveri, alle ingiustizie, alla vita reale, alla speranza che c’è in ogni persona. Quasi anestetizzato. Come in coma. Dormiente. Anche io tra coloro di cui Gesù disse: anche se un morto risuscitasse e andasse da loro, non crederebbero!
E allora basta con le etichette! E vai con la conversione! Personale.
(tratto da Dino Pirri, Dalla sacrestia a Gerico, ed Ave)
Il seme e l’indifferenza della strada!
In quale terreno allora siamo chiamati a spargere a piene mani il seme che ci è stato affidato?
Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada. Sicuramente una parte delle nostre energie (di preti, catechisti, educatori, genitori) incontrerà l’indifferenza, proprio come il seme gettato sulla strada, completamente chiusa ad ogni feconda accoglienza. Molti adulti e giovani attribuiscono scarsa importanza alla fede religiosa, vivendo nell’incertezza e nel dubbio, senza sentire il bisogno di risolvere i loro interrogativi. E non voglio riferirmi soltanto all’indifferenza religiosa. L’indifferenza è la mancanza di domande in genere. Riguarda tutti! L’incapacità di porsi domande più ampie, oltre quelle che riguardano soltanto il ventre. È necessario “diventare come i bambini”, capaci di porre la questione sui perché più immediati e banali, fino a risalire a quelli profondi ed originali.
Gli indifferenti sono i giovani che vivono alla giornata, affidando la loro sete di felicità e di libertà all’attimo da afferrare e all’emozione da deformare. Gli adulti che consumano senza cercare se stessi. Gli anziani che puoi anche celebrare l’eucaristia all’incontrario e in lingue incomprensibili: non importa. Tanto è uguale. Indifferenti alla vita della comunità civile. Indifferenti alla vita della comunità cristiana. Indifferenti anche nei giorni di festa, ormai tutti uguali, come le stagioni: tra letto, casa in disordine, centro commerciale e divano. Indifferenti ad ogni evangelica provocazione.