Non so come e non si sa perché. Il fatto è che il 28 aprile scrivo uno dei tanti pensieri che ti frullano nella testa e finiscono digitati nel web. Anzi, “cinguettati” (cfr. Tweetter). Non so come mi è scivolato dalle dita allo smartphone. Soprattutto non so come Beatrice abbia potuto leggerlo. Per la verità non sapevo neppure chi fosse Beatrice (a parte il sorriso fantastico) che sigilla il mio pensiero veloce come #OL3. E che vuol dire #OL3? Dopo una ventina di minuti di anagrammi e sudoku, lo chiedo a lei. Che vuol dire #OL3? Vuol dire OL(TRE)!
E ho cominciato a seguire l’onda dei miei pensieri, di Beatrice e dei suoi amici che cammin facendo ho incrociato sulla “rete”.
Poi l’invito ad un incontro. Qualche clericale sospetto. Una telefonata in cui ho potuto dare voce al sorriso di Beatrice. La solita esegesi dell’agenda sempre troppo scarabocchiata. E la curiosità. Quella più laica, che clericale.
Questa sera sono uscito dall’incontro in cui ho avuto l’immediata sensazione che pensieri e parole (ci ho scritto pure un libro!) che avevo dentro, trovavano voce in altri cuori e in tante storie.
Ed erano giorni che mi andavo interrogando su alcune questioni a cui, anche stasera, Gesù ha dato risposta. Non mi ha detto quello che devo fare. Non lo dice quasi mai. Mi ha risposto. Chi è OL3 forse comprende la sottile differenza.
Torno a casa, pieno di gioia. E sulla Cristoforo Colombo quasi esulto per due cose belle.
Bello il fatto che a voler vivere il vangelo, senza pretendere di insegnare nulla a nessuno, qualcuno ancora c’è! Che cristiani felici, appassionati… che ci mettono la faccia ci sono! Che davvero il Regno è qui e ora.
Bello il fatto che quando al centro c’è il Vangelo di Gesù si è in comunione, nonostante le appartenenze, le interpretazioni, le concezioni. E quando nella Chiesa siamo divisi e ci guardiamo con sospetto, non è perché alcuni hanno ragione e altri no. Ma perché siamo tutti segnati da incoerenza e peccato. E facciamo fatica a guardare, andare, osare, sognare, seminare, sperare…. OL3.