«Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”» (Mc 10,35).
Il discepolo dovrebbe chiedere al Maestro come orientare la propria vita, anziché suggerire come dovrebbe indirizzata la sua. I due fratelli Giacomo e Giovanni si rivolgono a Gesù con grande presunzione. Avrebbero dovuto chiedere: «Maestro, vogliamo fare quello che ci chiederai». E invece niente: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Del resto non hanno questa presunzione molte nostre preghiere?
Ma la richiesta è ancora più scandalosa: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10,37). E infatti gli altri dieci apostoli si indignano con loro.
Chiedono i primi posti. Proprio quelli che il vangelo ci suggerisce di evitare. E chiedono i primi posti in un momento poco opportuno, mostrando una insensibilità inaudita. Come ripiegati su se stessi, incapaci di vedere e ascoltare la vita dell’altro e la realtà. Infatti, Gesù ha appena annunciato che sta camminando verso il sacrificio supremo della Croce e che sarà condannato a una morte violenta e infame. Tutti sono disorientati e amareggiati. Non vorrebbero mai. E i due figli di Zebedeo, completamente indifferenti a tutto, si preoccupano della loro sorte: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù li guarda. E probabilmente deluso, li rimprovera: «Voi non sapete quello che chiedete». Dopo tutto questo tempo con me, non avete ancora capito niente.
Le diocesi italiane aprono il tempo straordinario del Sinodo, cioè il tempo del “camminare insieme”. Il Papa chiede che sia un’occasione di incontro, ascolto e riflessione come un tempo di grazia, che ci permetta di cogliere almeno tre opportunità: edificare la Chiesa come un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare; prenderci una pausa dai nostri ritmi, arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare Dio e gli uomini e le donne del nostro tempo sulle urgenze di rinnovamento. Infine, l’opportunità di diventare una Chiesa della vicinanza, cioè della compassione e della tenerezza.
E allora è importante la scelta di chi sta alla destra e alla sinistra. Quelli che si incontrano, ascoltano e riflettono. Ed è fondamentale scegliere secondo la logica del vangelo, secondo cui gli indesiderati, fastidiosi e indegni, sono invitati a occupare i primi posti, mentre i più “titolati” sono costretti a retrocedere.
Come agiranno coloro che nella Chiesa hanno potere di decisione e responsabilità di azione? Chi siederà alla destra e alla sinistra, durante le assisi sinodali? A quali voci concederemo la nostra attenzione?
La scelta del campione può determinare l’esito della statistica. La selezione della giuria può influenzare l’esito del procedimento giudiziario. La composizione delle nostre assemblee può essere un copione scontato da mettere in scena.
Dice papa Francesco: «Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro».
Si può riflettere su tutto, senza ascoltare nessuno. Come quando nei convegni ecclesiali si disquisisce sulla povertà senza poveri, sulla famiglia tradizionale che non esiste, sui giovani che non conosciamo, sulla differenza tra valori negoziabili e non negoziabili. «Una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di “parlarci addosso”».
Si possono allontanare quelli che vorrebbero la Chiesa più avanti. Si possono evitare quelli che la vorrebbero più indietro. Ed eleggere quelli che la vogliono esattamente dove sta. Immobile. «Questa parola è un veleno nella vita della Chiesa, “si è sempre fatto così”». Come quando nel tempo totalmente inedito della pandemia ci siamo affannati a trovare soluzioni per ricominciare a fare le “cose vecchie”, anziché cogliere la carica profetica dei segni dei tempi. «Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore (cfr. Mt 9,16)».
«Sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
La storia ci insegna che alla destra e alla sinistra, nel giorno della salvezza, scandalosamente non c’era nessuno degli apostoli, secondo l’evangelista Marco. «Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra» (Mc 15,27).
La fede ci rivela che alla destra e alla sinistra, nella gloria, inaspettatamente stavano due sconosciuti, dalla coscienza lurida e dai corpi nudi. La loro condizione, l’indegnità. L’unica loro possibilità, essere perdonati.
«Vieni, Spirito Santo.
Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita,
preservaci dal diventare una Chiesa da museo,
bella ma muta,
con tanto passato e poco avvenire» (Francesco).