Gesù scaccia un demonio e qual è la reazione di quelli che stanno attorno?
Alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo (cfr. Lc 11,15-26).
Dice il profeta Gioele: forse sono gli stessi sacerdoti che si oppongono a Gesù; forse sono gli stessi ministri dell’altare e i ministri di Dio.
Dice il profeta Gioele: «Dovreste fare penitenza e piangere, proprio voi che state più vicini all’altare; dovreste vestirvi di sacco e digiunare, proprio voi che frequentate la chiesa, a cominciare dai più anziani» (cfr. Gl 1,13-15; 2,1-2).
Ogni anno, ci raduniamo per celebrare la fede del martire Benedetto. Quale trasformazione c’è stata nella nostra vita e nella vita della comunità cristiana, in questo tempo in cui il Signore ci ha riempito dei suoi doni?
Il Signore ci ha donato abbondantemente la sua Parola e ha compiuto opere potenti di liberazione e di salvezza in questo anno. E allora, cosa è cambiato nella nostra vita? Come racconteremmo ai nostri familiari o ai nostri amici delle opere di Dio in noi? Dove lo abbiamo incontrato? Cosa ci ha detto? E noi come abbiamo risposto? Cosa è cambiato, ogni volta?
Oppure? Elettrocardiogramma piatto. Siamo a rischio ipocrisia. C’è il pericolo dell’incomprensione. C’è addirittura la possibilità dell’opposizione al Vangelo, quando viene incontro a noi, contro le nostre abitudini, le nostre convinzioni, le nostre presunzioni.
Forse il profeta Gioele accusa anche noi. Forse anche Gesù ci accusa, nel Vangelo?
Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
«È giunto a voi il regno di Dio. E voi che fate?».
Secondo Gesù, il “regno di Dio” non è l’ora della nostra morte o la vita ultraterrena: non si tratta semplicemente del paradiso. Il “regno di Dio” non è un luogo, ma un fatto, un’azione. Il “regno di Dio” è l’azione di Dio nella storia, e quindi anche nella mia vita e nella vita della comunità cristiana. Il “regno di Dio” è la Parola di Dio, la sua volontà, che cambia la storia e quindi anche la mia vita e la vita della comunità cristiana.
Davanti al “regno di Dio” che arriva in mezzo a noi, davanti alla Parola di Dio e alla sua volontà, bisogna decidere, bisogna agire subito: scelte chiare, per il Vangelo o contro il Vangelo. Non esiste la via di mezzo nel “regno di Dio”. Ce lo insegna il nostro caro Martire, che sceglie di essere ucciso piuttosto che rinunciare al Vangelo. Senza esitazione.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Non è che quando sei forte e al sicuro - dice Gesù - sei tutto convinto e fai lo sbruffone, ma se arriva uno più forte di te, allora scappi? Arriva un imprevisto, una difficoltà, un nemico e il Vangelo non vale più. Non è così che ha agito Benedetto, che noi vogliamo onorare in questi giorni.
Non è che quando sei preoccupato o ti senti buono o hai un favore da chiedere a Dio o c’è un’occasione particolare, allora sei disposto ad accogliere il Signore, ma appena passa, alla prima occasione, torni indietro, torni alla mentalità e alle regole di prima? E addirittura diventi peggiore di prima.
Come possiamo trovare il coraggio di fare scelte profetiche e di vivere il Vangelo fino in fondo? Come deve cambiare la nostra vita e la vita delle nostra comunità? E come possiamo essere perseveranti nella testimonianza delle opere di Dio, perché il nostro popolo possa custodire la fede e produrre frutti di salvezza?
Oggi la Parola di Dio ci rivolge una domanda, a cominciare da quelli più vicini: Come abbiamo ridotto la casa di Dio? Quali sono i frutti della nostra vita cristiana? Cioè, i nostri figli, i nostri nipoti, le nuove generazioni, cosa hanno ricevuto dalla nostra fede? Abbiamo agito con il Signore o senza il Signore? Abbiamo vissuto secondo il Vangelo o contro il Vangelo?
All’inizio di questi giorni di devozione e di festa, domandiamoci con sincerità: se questo è il frutto, noi che seme siamo?
Secondo le parole del profeta Gioele, il Signore che viene oggi, che frutti trova sull’albero della nostra vita cristiana? Sarà un incontro di devastazione, un giorno di tenebra e di oscurità oppure sarà l’incontro con un popolo grande e forte, che risplende di luce come l’aurora?
Nell’eucaristia che celebriamo, chiediamo perdono dei nostri peccati e riconosciamo tutti i doni del Signore. Chiediamo la grazia di non lasciarci confondere da Beelzebùl, capo dei demòni, ma di ispirarci sempre alla testimonianza coraggiosa del nostro caro santo Benedetto.
* Prima predica del triduo di preparazione alla festa patronale di San Benedetto Martire.