Ti accontenti o godi?

Ti accontenti o godi?

Al tempo di Gesù, non sappiamo quanti fossero, ma certamente non vivevano una condizione facile.

La lebbra era considerata una malattia cronica, e nonostante non fosse altamente contagiosa, costringeva coloro che ne fossero infetti a isolamento ed emarginazione. I lebbrosi, al tempo di Gesù erano considerati impuri e maledetti, poiché era diffusa la credenza che comunque la malattia fosse conseguenza di una punizione divina.

Il lebbroso era un uomo disperato, per cui non c’era più nulla da fare, abbandonato a se stesso e isolato da tutti; non poteva stare nelle città e non doveva avvicinare nessuno, dall’aspetto riprovevole, con la pelle che gli cadeva a brandelli.

Oggi la lebbra non spaventa più. Secondo l’OMS nel 2023 nel mondo ci sono stati 183'000 nuovi casi di lebbra. Ma ci sono altre cause di isolamento ed emarginazione sociale. Ci sono altre cause di indesiderabilità e di esclusione. Quelli che sono considerati “casi disperati” da abbandonare a se stessi, a causa di qualche maledizione che continua a segnarli nella carne e nell’anima.

Gesù è colui che risponde a ogni tipo di lebbra. Gesù pronuncia la Parola di guarigione per gli inguaribili,  la Parola di speranza per i casi disperati, la Parola di accoglienza per gli esclusi, la Parola di prossimità per gli allontanati, la Parola di benedizione per i maledetti, la Parola di perdono per i peccatori.

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

Hanno pregato, hanno creduto, hanno obbedito e sono stati guariti (purificati).

Molte volte anche noi ci siamo trovati malati e senza speranza e ci siamo rivolti a Dio, convinti che solo Lui avrebbe potuto liberarci dal male. E ci siamo sforzati di fare la sua volontà e di obbedire, comportandoci bene. Tutti fanno così, nell’ora della prova.

Ma Gesù ci invita a fare un passo avanti.

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?

Non tutti tornano da Gesù a rendere gloria a Dio, tranne uno straniero.

Non si tratta di una grossolana ingratitudine.

Tutti hanno incontrato Dio e lo hanno pregato, ma non basta sapere che ci sia Dio da qualche parte, al quale posso rivolgermi nelle difficoltà, come un mantra, un amuleto o un’energia positiva.

Tutti credono che tra le diverse opzioni della vita, ci sia anche Dio. E allora, ogni tanto mi devo ricordare di lui; tra le diverse cose e i vari impegni. Il tempo per i pasti e per le preghiere, il lavoro e poi qualche buona azione, i miei hobby e la famiglia, mezz’ora di  Gigi D’Alessio e mezz’ora di Radio Maria. Il rosario su Tv 2000 e i pacchi su Rai 1. Alla fine un segno di croce e sto a posto.

Tutti cercano di obbedire a Dio, comportandosi bene, non uccidendo, non rubando, non facendo male a nessuno, facendo del bene quando si può.

Ma Gesù la pensa diversamente e questo straniero lo intuisce. Non basta sapere che Dio esista e dedicargli del tempo e poi rispettare tutte le regole di comportamento.

Questo straniero intuisce che non può vivere senza Gesù. E torna da lui: «Signore, senza di te io non ho la vita. Signore, senza di te nulla è bello e vero. Signore, solo con te sono felice. Signore, non abbandonarmi mai».

Così deve aver detto quel Samaritano. E così deve aver detto il martire Benedetto, mentre gli ordinavano di scegliere tra le sue vecchie cose e Gesù: tra la tranquillità e la salvezza, tra l’accontentarsi e la felicità piena.

Così facciamo noi ogni volta che partecipiamo all’eucaristia: «Signore, io non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma non posso vivere senza. Non sono degno che tu entri nel mio cuore, ma non posso essere felice senza di te: allora di’ soltanto una Parola e io sarò salvato».

E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

* Seconda predica del triduo di preparazione alla festa patronale di San Benedetto Martire.

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