Ultimi appunti di Cammino

Ultimi appunti di Cammino

A Santiago di Compostela non ci sono arrivato questa volta. Certamente non ho il "fisico" di quindici anni fa. Sono partito con qualche problema alle articolazioni, qualche chiletto di troppo e poco allenamento. Ma se avessi aspettato una condizione perfetta, non sarei più partito. Non sarei partito mai.

E allora sono andato. Con tante incognite. Senza sapere fin dove, come e quando sarei arrivato alla meta desiderata. Come è la vita. Oltre al dolore, tanti pensieri dentro. Più pesanti dello zaino. Più confusi delle gambe.

Ho resistito fino a Logroño. Poco più di 160 chilometri. E ho deciso di tornare in Italia. Grande delusione. Grande dispiacere. Grande umiliazione. Ma anche una grande pace.

Durante la messa domenicale, a Pamplona, il vangelo narrava di Gesù che paragonava il regno dei cieli a «un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo». 

La vita che Dio mi ha donato è come un campo in cui è stato seminato un buon seme. Tuttavia, mentre ero distratto altrove, un nemico vi ha sparso anche un seme cattivo. Non so spiegare come questo sia potuto accadere, nonostante la bontà del seme e tutte le mie buone intenzioni, ma con il passare degli anni è comparso anche il male, in tante sue forme. «Spuntò anche la zizzania».

Il male, provocato e ricevuto, è brutto. Il limite trasforma un fertile terreno in un campo di battaglia. Il difetto è insopportabile.

Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?». Ed egli rispose loro: «Un nemico ha fatto questo!». E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?».

Detesto le mie imperfezioni e il mio carattere. Invecchiando, comincio a percepire di non poter cambiare molte cose, come sognavo da ragazzo. Che in mezzo a tante cose belle e buone, rimane sempre quell'erba nera, che rovina ogni frutto. E il desiderio più grande in ogni aspetto della vita è eliminare quel nero che non va bene, che non funziona, che sfigura. Il gradino mancante, che non mi fa mai arrivare all'altezza voluta. La strada che improvvisamente si chiude. Le gambe che fanno male. Il cuore che non arriva.

La tentazione è quella di fare finta che la realtà sia un'altra. L'impulso istintivo è di anestetizzare il problema e guardare altrove. Avrei potuto prendere tanto Voltaren e camminare. Avrei potuto farmi portare lo zaino e camminare. Forse avrei dovuto. E invece no.

La vita che Dio mi ha donato è come un campo in cui è stato seminato un buon seme e anche un seme cattivo, come un intreccio inestricabile di volontà, desiderio, possibilità, scelte, azioni, relazioni, vittorie e fallimenti, gratitudine e rabbia, che sono io. 

Posso trovare scuse e fare finta di niente. Posso prendermela con qualcuno, come un nemico. Posso fuggire oppure lasciare fare a Dio, che è capace di distinguere il grano e liberarmi dalla zizzania. E misteriosamente continua a guardare alla mia vita, come a un campo devastato, che comunque ha dentro la bellezza e la speranza di un frutto che rimane.

Il limite, il difetto, l'inadeguatezza, e forse anche il peccato, fanno tutti parte del campo della mia vita, nel quale c'è la zizzania, di cui mi vergogno, ma in cui è anche seminato il grano buono, che non è mio, perché porti frutto. Il luogo misterioso in cui ho scoperto di essere amato pienamente.

A volte, non bisogna andare lontano per trovare la libertà. Basta guardare dentro se stessi, riconoscersi, e lasciarsi liberare dal male da Dio, che non chiede nulla in cambio.

E allora ho compreso che quella fosse la meta del mio pellegrinaggio. Almeno, la tappa di oggi, 27 luglio 2023, quando ho deciso di tornare a casa.

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2 commenti

Caro Don Pirri, ha fatto benissimo a ridurre il cammino e a tornare a casa. Il suo pellegrinaggio c’è stato comunque,anche se è terminato prima. Grazie per aver condiviso con noi i suoi pensieri.

Gabriella Bruschi

Grazie.
Siamo tutti campi devastati dalla zizzania… Ma tutti abbiamo del buon seme che cerca di germogliare, crescere e portare frutto. Ci hai descritto proprio bene.

Tiziana

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