Cosa ha detto realmente papa Leone XIV sulla famiglia
Papa Leone XIV, venerdì 16 maggio, riceve il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e, nel suo discorso, richiama tre parole: pace, giustizia, verità. Non ha fatto una catechesi sulla famiglia, ma soltanto un accenno esemplificativo, nel passaggio sulla giustizia.
«Perseguire la pace esige di praticare la giustizia», denunciando i numerosi squilibri e le ingiustizie «che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali».
E poi, citando Leone XIII: «È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, “società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”».
Per costruire società civili armoniche e pacificate, secondo Leone XIV, chi ha responsabilità di governo dovrebbe investire anzitutto (non unicamente) sulla famiglia «fondata sull’unione stabile tra uomo e donna». Non è detto che bisogna investire “soltanto” sulla famiglia «fondata sull’unione stabile tra uomo e donna». Né si dice che essa debba essere l’unico modello sociale di famiglia.
Titoloni di alcuni giornali e i post di quelli del “Mulinobbianco”: «il Papa afferma che la famiglia deve essere fondata sull’unione tra uomo e donna».
Non è esattamente la stessa cosa, sostituire «anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna» con «la famiglia è fondata sull’unione tra uomo e donna». Non è esattamente la stessa cosa.
Salvo poi dimenticare che il Papa continua il suo discorso, ricordando che «nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato».
Evidentemente nella società del “Mulinobbianco” ci devono essere soltanto famiglie fondate sull’unione tra uomo e donna, ma certi immigrati no. Quelli rovinano l’ambiente.
E invece papa Leone XIV insiste: «La mia stessa storia è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato. Ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio». Su questo tema, neanche un titoletto.
Stesso giochetto domenica 1° giugno, in occasione del Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani. Nella sua omelia il Papa dice a un certo punto: «col cuore pieno di riconoscenza e di speranza, a voi sposi dico: il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo», citando san Paolo VI.
Il matrimonio cristiano, a cui alcuni (non tutti) sono chiamati, non è un ideale, tipo la famiglia del “Mulinobbianco”, ma «canone del vero amore». Il canone, secondo il dizionario della lingua italiana, è la regola, la norma, l’esempio.
E allora, mi pare che il Papa, ringraziando gli sposi cristiani, abbia voluto insegnarci che solo alcuni sono chiamati al matrimonio e alcuni addirittura non possono sposarsi, ma tutti siamo chiamati ad amare e a nessuno può essere impedito. E tutti coloro che amano - sposi, fidanzati, preti, frati, suore, scapoli e zitelle, giovani e vecchi - hanno come esempio di amore il matrimonio cristiano tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo.
Anche chi non è chiamato al matrimonio o non può sposarsi, in qualsiasi condizione si trovi, deve far riferimento all’unione tra l’uomo e la donna, come esempio di amore totale, fedele, fecondo. Ad esempio, quando un prete sta con la sua comunità cristiana, ispirandosi alla vocazione degli sposi cristiani, è ugualmente chiamato a svolgere il suo servizio, con amore totale, fedele, fecondo. Così un medico cristiano, un imprenditore o un operaio cristiano, un politico cristiano, e tutti nella condizione in cui si trovano e nei confronti del servizio che sono chiamati a vivere.
Ma i titoloni e i post del “Mulinobbianco”: «il Papa afferma che la famiglia è amore fecondo tra uomo e donna». Togliendo “il canone”, si opera una evidente manipolazione, forse con la colpevole intenzione di colpire qualcuno e dividere in tifoserie, lontano dalla logica del vangelo, lontani dalla realtà e dalla verità.
Dividere e colpire, anziché provare a camminare insieme, fino anche a ferire chi non trova posto nella famiglia del “Mulinobbianco”, ma nella situazione di vita in cui si trova - anche faticosa, anche contraddittoria, anche con tante ferite addosso, anche senza “sposarsi in chiesa” - desidera, prova e ogni tanto riesce ad amare in modo totale, fedele, fecondo.