Vasco Rossi più di vent’anni cantava «Buoni o cattivi», raccontando le contraddizioni dentro di noi, che sfociano nelle divisioni tra noi: le etichette, i giudizi, gli schieramenti.
Ci si divide tutti, buoni o cattivi, «mentre qui tutto dovrebbe solo unire», spingendoci a comprendere le ragioni degli altri, anziché squalificarli.
Sembra la stessa riflessione del profeta Abacuc, che però non segue in tutto i consigli di Vasco. Il profeta non spegne il cervello, non fa finta che non ci sia niente, non smette di crederci: anzi, presenta proprio a Dio la sua inquietudine.
Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese.
Dio non se ne accorge? Altrimenti, perché non viene a salvarci da tutto questo male?
Ci sono scandali che impediscono ai piccoli di vivere: sono tutti i muri che innalzano contro di noi, ma anche tutti i muri che innalziamo attorno a noi. Soprattutto, sono i muri che costruiamo dentro di noi.
E allora, il Signore risponde al profeta con una visione, in cui mostra che tante cose, che oggi noi consideriamo imprescindibili e irrinunciabili e non negoziabili, presto avranno un «termine», una «scadenza».
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede.
Non basta la buona volontà e non è sufficiente avere ragione. Non ci salveranno le buone intenzioni e le buone azioni, ma la fede.
Per fede, un paralitico riceve il perdono dei propri peccati ed è guarito. Per fede, riceve perdono e salvezza, quella donna che si era intrufolata in casa di Simone, il fariseo: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!». La fede salva quella donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni. E per fede un lebbroso riceve la salvezza, perché torna a ringraziare Gesù, dopo essere stato guarito. Ne erano sti guariti dieci, ma torna solo lui, che è straniero, cioè diverso. E così avviene anche a quel cieco di Gerico, che voleva vedere di nuovo: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Anche noi, Signore, vorremmo vedere di nuovo e vederci meglio, davanti a tutta questa confusione, a tutta questa tenebra. Anche noi, Signore, vorremmo portare davanti a te parole di gratitudine e non di lamentela. Vorremmo avere la vita piena, la felicità, anziché perderla dietro a tante relazioni false e occasioni deludenti. Vorremmo essere perdonati, salvati dai nostri errori, curati nelle nostre ferite, guariti dal male che facciamo e che ci hanno fatto. Vorremmo poterci rialzare dalle botte della vita e ricominciare a camminare, a credere, a sperare, a voler bene a qualcuno. Vorremmo vedere che finisca tutta questa violenza, tutta questa ingiustizia, tutto questo odio, tutta questa distruzione!
E se ci vuole la fede, Signore: «Accresci in noi la fede!».
Ma Gesù risponde che la fede non è questione di tanta o di poca. Come la vita e come l’amore: ce l’hai o non ce l’hai. Sei vivo o sei morto. Sei innamorato o non lo sei. Non esiste la via di mezzo nel regno di Dio. O tutto o niente.
Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Ma allora noi abbiamo la fede? Noi che diciamo di credere.
E Cos’è la fede, secondo Gesù?
La fede è l’esperienza che io valgo non perché ho una bella famiglia o un buon lavoro o un grande conto corrente o un’ottima reputazione; non per la mia forza di volontà o per la mia bravura o per le mie capacità o per la mia bellezza o per le cose che realizzo o per le persone che aiuto; io valgo, la mia vita è preziosa, le cose che faccio sono importanti perché il Signore è buono, lui è bello, lui è grande, lui è potente, lui fa grandi cose; perché lui mi ama, lui mi guarisce, lui mi perdona, lui mi salva nella mia apparente inutilità.
La fede è essere consapevoli che il Signore mi ha già dato tutto, che mi ha già reso felice, che mi ha già perdonato. La fede è quando i miei pensieri, le mie parole, le mie relazioni, ogni decisione e ogni azione, tutto è orientato dalla consapevolezza di essere imperfetto, insufficiente, continuamente mancante; eppure tanto amato da Dio.
L’uomo e la donna di fede sono quelli che riconoscono la loro impotenza e la loro fragilità e contano unicamente nel Signore. Quelli che sanno di essere fragili e peccatori e sanno di poter essere guariti solo dalla misericordia di Dio. Sono quelli che sanno di non meritare niente. Che con Dio non ha alcun senso la logica del dare e avere, perché perderemmo sempre.
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
E senza aspettarci nulla in cambio, siamo già felici.