Sulla soglia

Sulla soglia

Quando Dio chiese all’apostolo Pietro di fare una cosa proibita e inopportuna.

 

 

«Vi era a Cesarea un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica» (cfr. Atti 10,1). Uno straniero, un pagano, un nemico. Ma era generoso con i poveri e «pregava sempre Dio».

Ispirato da Dio, manda a chiamare l’apostolo Pietro, che si trova a 60 km di distanza, e lo invita a casa sua.

Il giorno seguente, anche Pietro ha un’ispirazione, mentre aspettava che fosse pronto il pranzo:

«Vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: "Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!". Ma Pietro rispose: "Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro". E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano". Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato nel cielo» (Atti 10,11-16).

E mentre Pietro ripensa alla visione, i messaggeri di Cornelio lo raggiungono a Giaffa. Ed egli li accoglie prontamente. E il giorno seguente parte con loro, accompagnato da alcuni fratelli di Giaffa.

Cornelio non vedeva l’ora di conoscerlo e, nell’attesa, aveva invitato a casa i suoi parenti e gli amici intimi.

Quando arriva a Cesarea, dopo due giorni di viaggio, Pietro trova tutta quella gente, ma è imbarazzato. La Legge di Mosè non gli permette di entrare in casa di stranieri, in quanto pagani. E lì comprende il significato della sua visione: «Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo» (Atti 10,28).

I membri del Sinedrio non erano entrati nel palazzo di Pilato, il giorno del tradimento, per non contaminarsi con un pagano e diventare a loro volta impuri. Invece, Pietro, che in quel giorno aveva pianto amaramente, entra in casa, senza esitazione. Trasgredendo ogni prescrizione religiosa, ogni consolidata tradizione e tutti i principi di buon senso e prudenza. Pietro entra. Senza esitazione.

«Pietro allora prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti» (Atti 10,34-36).

E annuncia a tutti il Vangelo di Gesù Cristo. Annuncia la salvezza al pagano, all’estraneo, al nemico, che non sarebbe degno e non dovrebbe comprendere e non saprebbe accogliere. Eppure, «lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola» (Atti 10,44). E i cristiani, che erano con Pietro, si stupiscono che Dio fosse anche con i pagani.

«Allora Pietro disse: "Chi può impedire che siano battezzati nell'acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?". E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni» (Atti 10,46-48).

Non era mai accaduto un fatto simile. Inammissibile. Ma i cristiani non possono rinnegare lo Spirito Santo, la sua ispirazione sempre nuova, i segni dei tempi. Davanti all’evidenza di Dio, ogni loro tradizione cade. Ogni presunzione di impossibilità va in frantumi.

In ascolto dei segni dello Spirito, i cristiani abbandonano il «comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”». I cristiani sono audaci e creativi, nel «ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» (cfr. Evangelii gaudium, 33). Con generosità e coraggio.

E nella Chiesa si apre la grande questione dell’accoglienza dei pagani non circoncisi, che si risolverà, nel cosiddetto concilio di Gerusalemme, in favore di un’apertura ecclesiale, contraria alle consuetudini ma obbediente alla Grazia, dopo aver ascoltato la Parola di Dio.

Se avessero deciso di fare come era opportuno fare o come si era sempre fatto, probabilmente, io non sarei cristiano oggi. Non sarei stato raggiunto dall’amore di Gesù.

Ancora oggi, quando la Chiesa si confronta con la realtà, attraverso la quale il Signore parla e si comunica, si fa prendere dalla paura e guarda soltanto indietro, alla ricerca delle certezze acquisite più che della volontà di Dio. E l’opera di Dio è ostacolata. E quello che dovrebbe accadere oggi, si realizzerà tra qualche decennio.

Può accadere anche oggi alla Chiesa, che sta a San Benedetto del Tronto, alla quale appartengo. Abbiamo ricevuto un annuncio, che forse ci ha lasciati imbarazzati, come Pietro e gli altri cristiani sulla soglia della casa di Cornelio.

La tentazione è guardare solo al passato. Considerare solo l’opzione più comoda o la più desiderata. La tentazione è la salvaguardia di spazi da occupare e di posizioni da difendere. La tentazione è non accettare di essere minoranza. La tentazione è considerare intrusione, ciò che lo Spirito ci spinge ad accogliere come opportunità e grazia.

In questi giorni, riguardo la sorte della diocesi di San Benedetto, chiamata a condividere il suo cammino con la diocesi di Ascoli, guidati da un unico Vescovo, ho sentito molti commenti, riconducibili al “mi piace”, “non mi piace”. “Simpatico” o “antipatico”. Ma la volontà di Dio, che è sempre il nostro bene, non è riducibile a un like.

La questione non riguarda soltanto la nomina del nuovo Vescovo per la mia diocesi, ma tutte le novità che i cristiani incontrano sulla loro strada. Quando le Sue vie non corrispondono alle nostre vie. Quando i Suoi pensieri non corrispondono ai nostri pensieri. Quando la Sua volontà supera le nostre previsioni e i nostri gusti miopi.

Personalmente mi chiedo, in questo tempo certamente complesso, a tratti confuso e sempre incerto, quale sia la volontà di Dio. E quale il bene della Chiesa e del mondo. Perseguire la diffusione del vangelo o la conservazione delle istituzioni ecclesiali. Raggiungere e accogliere tutti, o tutelare i soliti. Dare la vita per il vangelo o difendere i privilegi per la tranquillità.

Oggi penso a Pietro e a quei cristiani di Giaffa, davanti alla porta del pagano Cornelio. E penso ai cristiani riuniti a Gerusalemme, insieme agli apostoli, a Paolo e Barnaba. E penso alla generosità e al coraggio dei nostri padri e delle nostre madri nella fede, nelle diverse epoche e nei molteplici passaggi. Penso ai santi, mai conservatori nel loro tempo, obbedienti a Dio e alla realtà, attraverso cui Dio continua a parlare. Anche oggi.

Torna al blog

Lascia un commento

Si prega di notare che, prima di essere pubblicati, i commenti devono essere approvati.